Jussuf Abbo nasce il 14 febbraio 1890 a Safed (Palestina, Impero Ottomano) e muore il 29 agosto 1953 a Londra. Lavora come scultore e incisore per oltre vent'anni in Germania prima di emigrare nel 1935 nel Regno Unito.

Jussuf Abbo, scultore e incisore Jussuf Abbo nasce in una grande comunità di contadini ebrei che soffre sotto il giogo della dominazione dell'Impero ottomano. È l'ultimo di otto figli - tutti gli altri sono femmine. Comincia la sua istruzione dapprima nel villaggio heder (educazione religiosa ebraica) e poi prosegue in una scuola elementare dove inizia a mostrare grandi doti (soprattutto per il disegno). Riconosciuto come di talento e intelligente, ottiene un posto in una scuola ebraica dell'Alliance française a Gerusalemme. Studente eccezionale, al termine degli studi è proposto per ricevere una borsa di studio per andare in Sud America (probabilmente un progetto di colonizzazione culturale). Non ci va - litiga con il preside e accetta un lavoro come operaio edile. È noto per essere un giovane brillante, con opinioni ben marcate e persino arrogante. Jussuf viene assunto come operaio in un cantiere di restauro diretto da un architetto, Hoffmann, per conto del governo tedesco. Viene rapidamente promosso all'ufficio progetti e alle sculture di pietra. Gli viene offerto, se vuole, un posto in una scuola di belle arti a Berlino. Intanto, lavora per qualche mese per un pittore e archeologo inglese a Tiberiade. Riesce a risparmiare abbastanza soldi, si lascia alle spalle il Medio Oriente e arriva infine a Berlino come cittadino dell'Impero ottomano.

Jussuf Abbo arriva in Germania nel 1911 e incomincia a studiare all'Accademia Reale delle Belle Arti di Berlino nel 1913. Nel 1919 ha un atelier all'Accademia Prussiana delle Belle Arti. Nel corso degli anni '20 espone in importanti gallerie in Germania e diventa un affermato scultore di ritratti e incisore. È un membro attivo della comunità artistica d'avanguardia. Gran parte del suo lavoro, essendo parzialmente astratto con un'enfasi sullo stato psicologico e l'emozione, poteva essere considerato "Espressionista".

Jussuf Abbo, lavorando su una scultura. . È una persona carismatica, affascinante e spumeggiante. Molti dei suoi ricchi e potenti mecenati, clienti e amici sono ebrei. È noto per il suo stile di vita bohémien ed eccentrico, un artista esotico venuto dall'Oriente, che apparentemente è vissuto per un certo periodo in una tenda beduina nel suo grande atelier berlinese. Fa parte della cerchia di amici della poetessa e drammaturga espressionista Else Lasker-Schüler, che ritrae più volte e che, a sua volta, scrive una poesia su di lui.

Nel 1933 incontra Ruth Schulz, studentessa delle belle arti. Si vogliono sposare. Nel 1935, con i nazionalsocialisti al potere, subisce persecuzioni a causa delle sue origini ebraiche e delle sue inclinazioni artistiche, motivo per cui non riesce a continuare a lavorare. Fugge dalla Germania nazista in Gran Bretagna con sua moglie e il loro primo figlio. Nel 1937, le sue opere, bollate come "Arte Degenerata" in Germania, vengono tolte dal regime nazista da tutti i musei pubblici. La maggior parte dei lavori rimossi vengono distrutti.

La vita persa di un artista - Jussuf Abbo in esilio

di Ruth Abbo (cognome da nubile Schulz)

Vivere sotto minaccia nella Germania nazista

Ruth Abbo (Schulz) tenendo un bambino Conobbi mio marito nel 1933. Volevamo sposarci il prima possibile...
...Quando io, e poi anche mio padre, continuammo a ricevere lettere anonime di minaccia a causa del mio rapporto con un non-ariano, mi trasferii per un po' da mio zio...
...Nel frattempo si scoprì che mio marito, durante il suo lungo soggiorno in Germania, era diventato apolide. Inizialmente era arrivato in Germania con un passaporto turco, perché all'epoca il Levante si trovava sotto la dominazione turca. Purtroppo, essendo lui un artista, non si era preoccupato di tali formalità: credeva che la sua lunga permanenza in Germania e il suo lavoro sarebbero bastati a garantirgli gli stessi diritti di un cittadino tedesco. Era il 1934, e la persecuzione degli ebrei era in pieno svolgimento. I nostri amici più intimi ci trattavano come una coppia sposata, ma non ci era permesso di sposarci presso l'ufficio dello stato civile... Fummo costretti a vivere separatamente per parecchi periodi e con il rischio costante di essere denunciati alle autorità. Durante i miei ultimi mesi di studio alla scuola delle belle arti, subii l'ostilità dei membri di alcuni circoli nazisti per essermi rifiutata di aderire all'organizzazione nazionalsocialista. Mi tenevano continuamente d'occhio...
...Mio marito era molto depresso e in una situazione di estrema e costante tensione. Tale condizione rendeva impossibile il lavoro d'artista. A prescindere da tutti gli altri pericoli, eravamo giunti al punto in cui non era più possibile per noi guadagnare da vivere in Germania. Dovemmo abbandonare il nostro vasto atelier di Herbert Strasse. Fu un compito piuttosto impegnativo, che comportò grandi spese e perdite considerevoli, soprattutto perché dovemmo partire in gran fretta. Decidemmo di prendere solo le opere di mio marito - per quanto fosse possibile - e di salvare i suoi utensili, il suo pesante trespolo per scultura, ecc.. Purtroppo, non posso dire cosa accadde al resto delle nostre cose perché lasciai Berlino nell'agosto del 1934, in accordo con la volontà di mio marito, e aspettai a Fischerhude vicino a Brema la nostra partenza. Aspettavamo l'arrivo del nostro primo figlio per novembre. Mio marito era preoccupato per la mia salute. Inoltre era anche pericoloso per noi rimanere insieme a Berlino. In nessun caso avremmo permesso che il bambino nascesse in Germania. La nostra più grande speranza era di trovare rifugio in Inghilterra.
Qualche tempo prima, due gallerie londinesi avevano espresso il desiderio di organizzare una mostra di tutte le nostre opere. Speravamo inoltre di poter finalmente sposarci in un ufficio di stato civile. Mio marito lavorò fino allo stremo nelle settimane che precedettero la nostra partenza. Ciononostante, dovemmo lasciare dietro di noi molte cose che si trovavano nelle fonderie, nelle gallerie e in deposito dai mercanti d'arte. Nel frattempo, cercò di ottenere un passaporto per poter entrare in un altro paese. Non ebbe molto successo e alla fine sperò di poter almeno lasciare la Germania con dei documenti provvisori. Alla fine dell'ottobre del 1934, arrivammo al confine olandese. Si rifiutarono di farlo entrare nel paese. Il Vice Console olandese a Bentheim promise di fare tutto il possibile per aiutarci e mantenne la parola data. Rimanemmo a Bentheim per circa due settimane, sperando che le cose sarebbero migliorate. Mio marito era in un terribile stato di spossatezza nervosa... Il nostro albergo brulicava di membri delle SS. Notammo che eravamo sorvegliati. La situazione stava prendendo una brutta piega. Dovetti partire da sola il più presto possibile.
...Mio marito era sull'orlo di un esaurimento nervoso, ma sperava ancora di potermi seguire entro due o tre giorni... (L' Aia)

Gli ultimi preparativi prima della fuga

Alle 18:00 circa appresi finalmente da mio marito che non gli era stato permesso entrare nel paese e che era dovuto tornare rapidamente a Berlino per cercare ancora una volta di ottenere i documenti necessari. Era molto nervoso, e siccome non aveva più senso cercare di calmarlo, ho sofferto in silenzio.
Nel frattempo mio marito tornò a Berlino. Le nostre lettere erano censurate ed era impossibile scendere nei dettagli quando ci scrivevamo ... (Worpswede)
...Mio marito tornò a Berlino e riuscì a venire a Worpswede per qualche giorno solo di tanto in tanto... Mio marito era entrato in contatto con l'ambasciatore egiziano a Berlino. Se ricordo bene, il suo nome era Monsieur Kemal Pascha. Era molto interessato dal lavoro di mio marito e pieno di compassione per la sua tragica situazione. Riuscì a procurarci un passaporto egiziano, poiché il padre di mio marito era originario dell'Egitto. Dovemmo aspettare fino all'estate del 1935 prima che tutte le formalità fossero espletate e il passaporto fosse finalmente rilasciato... Mio marito non poteva lavorare. Non aveva più avuto un atelier o un posto fisso in cui vivere dal 1934. Nell'estate del 1934, gli utensili e i trespolo di mio marito furono portati ad Amburgo, in attesa di essere spediti.

Nel marzo 1935, su gentile invito del signor e della signora Karl August von Joest, mio marito trascorse alcune settimane a Palazzo Eichholz vicino a Bonn, dove fece dei disegni dei loro figli. Il suo soggiorno lì fu una pausa estremamente piacevole lontano dai soprusi che aveva subito, poiché era davvero, fisicamente e mentalmente, sull'orlo di un esaurimento nervoso... (Worpswede).
Una notte tardi, il signor Bamberger (allora proprietario dei grandi magazzini Bamberg di Brema) ci mandò una macchina. Trascorremmo qualche ora a casa sua a Brema e, la mattina presto, partimmo per sempre. Il 20 settembre 1935 lasciammo la Germania. In Olanda avevamo a disposizione un po' di soldi. Mio marito aveva venduto due delle sue opere ad un collezionista. Speravamo di riuscire a sopravvivere per le prime settimane in Inghilterra, se avessimo gestito i nostri soldi con molta parsimonia. Sbarcammo in Inghilterra il 26 settembre 1935. Per prima cosa affittammo un soffitta ammobiliata al 1 Grove Terrace, Parliament Hill nel nord di Londra. Sebbene fosse un posto incredibilmente buio, triste e insalubre in cui vivere, dovevamo comunque pagare un affitto relativamente elevato. Almeno potevamo sperare in una svolta positiva in un prossimo futuro: la Galleria Wilderstein e la Galleria Leicester erano pronte a organizzare una mostra l'inverno sucessivo.

Tentativi di ricominciare come artista

Mio marito aveva delle raccomandazioni eccellenti per molti collezionisti e famiglie di ottima classe sociale. Tuttavia, le sue opere furono trattenute ad Amburgo. Arrivarono a Hull solo nell'estate del 1937. La mostra prevista dovette essere annullata. Mio marito si trovava nella situazione assurda di essere un artista senza opere d'arte. Era terribilmente depresso. Ora doveva guadagnare da vivere come artista per sé stesso e per la sua famiglia, senza utensili, in un paese in cui non capiva la lingua.
Mio marito era abituato ad occuparsi da solo dei i suoi affari; non riesco a trovare nulla tra i documenti del suo testamento relativi a questa questione (chi si occupò delle sue opere ad Amburgo). Non conosco nemmeno il nome della compagnia di trasporto marittimo. (Nel 1945, quando fu infine costretto ad abbandonare l'ultimo atelier - completamente amareggiato, malato e disperato - distrusse molte delle sue opere, potrebbe anche aver distrutto un gran numero di documenti e lettere di quel sfortunato periodo).
Il 6 novembre 1936, ci sposammo ufficialmente presso l'ufficio di stato civile di Saint Pancras.
(Secondo figlio)

...Aveva portato con sé solo alcuni esempi del suo lavoro, pezzi che apprezzava molto. Erano opere molto belle che aveva colato lui stesso, mescolando e realizzando personalmente i materiali con grande amore e cura, e con notevole sforzo. Si trattava principalmente di sculture in terracotta e opere in pietra artificiale. In origine, non erano destinate alla vendita, ma dovevano essere esposte nella mostra programmata delle sue opere complete. Quando ci imbattemmo in tempi difficili, inizialmente vendette un pezzo al direttore della Tate Gallery. E poi vendette anche altre opere. Quando ricevette il suo primo ordine per fare un busto ritratto dovette procurarsi alcuni utensili. Era impossibile lavorare come artista nella nostra orribile soffitta. Per questo motivo, fu costretto a lavorare a casa del cliente. Era abituato alla pace e alla tranquillità, nonché alla concentrazione dell'ambiente offertagli dal suo atelier, e soffriva terribilmente in queste condizioni. Avendo pochissimi soldi, fu costretto a praticare prezzi molto bassi. Si comprò alcuni strumenti per l'intaglio del legno e cominciò a scolpire ciotole di legno nel nostro appartamento, progettando di venderle ad alcuni negozi d'arte e artigianato.

Il suo più grande desiderio, di lavorare come scultore, sembrava totalmente fuori portata. Era molto infelice. Quando guardo indietro, è stata la perdita di tempo, più di ogni altra cosa, che lo ha tormentato di più. Spesso si sentiva incredibilmente inquieto e depresso.

I progetti di una mostra vanno in fumo

...Mio marito allestì un piccolo atelier in un mulino ad acqua, dove lavorò su alcune pietre (1936).
Durante l'estate del 1937, le nostre cose arrivarono a Hull dalla Germania. Fu più o meno in questo periodo che a mio marito fu chiesto di modellare il busto del noto deputato inglese George Lansbury. Ritornammo a Londra (da Willington vicino a Cheltenham - dove avevamo abitato dal maggio 1936 in poi). Nel gennaio 1938, mio marito trovò un atelier a Lambolle Road, Hampstead, e un piccolo appartamento in Parkhill Road. Quando alla fine le sue opere furono sballate, si scoprì che molte delle cose non erano più in condizione di essere esposte. I bronzi avevano molto sofferto e dovevano essere rimodellati, mentre alcuni dei pezzi importanti erano stati danneggiati. Era ovvio che ci sarebbe voluto molto lavoro e denaro per riparare i danni. In questo periodo, mio marito cominciò a fondere a Londra le opere di altri scultori, perché eravamo sempre a corto di soldi. La commissione per il busto di Lansbury fu di 150 ghinee. Ricevette la maggior parte del denaro in anticipo. Questo ci permise di traslocare da Wiltington, di portare le nostre cose da Hull a Londra e di pagare il primo affitto trimestrale dell'atelier.
La Galleria Leicester, tra altre, ricevette di tanto in tanto opere individuali che voleva esporre nelle sue diverse mostre. Su richiesta di Lord Yerny, alcune sculture furono esposte nella mostra "L'arte contemporanea nell'Osterley Park" allestita nell'estate del 1938. I critici che lavoravano per i giornali come il Manchester Guardian, il New Statesman e la Nation mostrarono notevole interesse per le sue opere. Tuttavia, aveva perso il momento migliore per allestire una mostra completa. Aveva perso quasi cinque preziosi anni, durante i quali non aveva potuto creare opere d'arte, a parte alcuni busti, che trovava piuttosto insignificanti. Quando affittò l'atelier a Lambolle Road nel 1938, acquistò alcuni grandi pezzi di pietra di Portland, e cominciò a prepararli per una grande opera. Tuttavia, la mancanza di soldi lo costrinse a continuare a fondere per altri scultori, questi lavori assorbivano tutto il suo tempo e le sue energie. Anche allora eravamo ancora permanentemente indebitati e subivamo spesso privazioni. Purtroppo, il nostro appartamento a Parkhill Road era un posto insalubre in cui vivere, aveva urgentemente bisogno di riparazioni ed era infestato da parassiti. Non avevamo altra scelta che spostarci il prima possibile ed affittare un piccolo appartamento mansardato a Strathray Gardens, NW3.

Durante l'estate del 1938, mio marito iniziò a modellare il busto per Lord Lansbury. Doveva essere fuso al Susse Frères di Parigi. Nel febbraio 1939, mio marito si recò a Parigi su incarico dei clienti (gli pagarono le spese) per dirigere la fusione in bronzo. Mentre si trovava lì, entrò in contatto con Charles Despiau e altri noti artisti parigini. Il Salon de Tuileries gli chiese di fare alcune opere per loro. Sperava di poter mantenere e consolidare queste relazioni.
Nel maggio del 1939, lasciammo l'appartamento di Strathray Gardens. Mi trasferii a Newick nel Sussex con i bambini. Mio marito dormiva nel suo atelier a Londra e poteva venire a Newick solo sporadicamente.
Il viaggio a Parigi e il riconoscimento ricevuto per le sue opere contribuirono a ravvivare l'entusiamo e la speranza. Nel giugno 1939, il busto di Landsbury fu esposto in pubblico e fu accolto molto bene.

La nostra situazione peggiora: commercio di antichità, lavoro, malattie

(Lo scoppio della guerra)... A poco a poco, gli ordini provenienti dalle fonderie di Londra cessarono. Mio marito iniziò a vendere antichità che cercò di procurarsi nei negozi dell'usato, nelle aste e nei mercati. Fu un lavoro incredibilmente faticoso. La nostra minuscola casa si riempì progressivamente di oggetti rotti, che lui si sforzò di riparare. (Giardini di fragole, Newick - casa del lavoro quotidiano) (nel 1941 Claude nacque dopo Jerome e Hussein).
Mio marito si registrò come disoccupato alla borsa del lavoro. Fu impiegato in un progetto di drenaggio. Il lavoro consisteva nello scavo di fossati di drenaggio e nello sradicamento di alberi. Era l'autunno del 1946.
(Ernia)
Piú tardi, lavorò con un gruppo di lavoratori italiani immigrati sullo stesso progetto.
(Mlattia - bronchite)
Nel 1944, fu assunto come operaio non qualificato dalla società di costruzioni James Chandler a Lewes, che effettuava riparazioni urgenti nei quartieri fortemente bombardati del sud-est di Londra. Questo accadeva nel periodo in cui i missili V2 venivano lanciati. Si trattava di un lavoro estremamente pericoloso, perché comportava principalmente la riparazione dei tetti. Non poteva lavorare nel suo atelier, che si trovava nel nord-ovest di Londra, perché era troppo lontano. Affittò una piccola stanza ammobiliata a Byne Road (SE 26), Sydenham. Ogni volta che era possibile, si recava ad Hampstead e cercava di lavorare su progetti e disegni nel suo atelier. Nel 1945 gli fu notificato il preavviso di sfratto dell'atelier, perché l'intero immobile era messo in vendita. Per lui fu un colpo terribile. Avevamo sacrificato tutto durante gli anni difficili della guerra per poter mantenere l'atelier. Non aveva quasi nessun spazio per stoccare le sue cose, nessun denaro e poca forza per organizzare il trasloco. Distrusse la maggior parte delle sue opere e vendette i suoi utensili e il trespolo per sculture a degli studenti delle belle arti di Londra. Alcuni dei suoi lavori e disegni furono imballati e inviati a Newick, dove dovemmo impilare le scatole nella nostra piccola cucina. Alcune cose furono inviate a Byne Road a Sydenham. Mantenne la stanza in Byne Road e, da quel momento in poi, fu impegnato solo nel commercio di antichità.
Durante l'estate del 1947, mio marito subì un lieve infortunio al dito medio della mano sinistra. In un primo momento, sembrava essere di scarsa importanza, ma la sua salute e il suo sistema immunitario erano così deboli che la ferita si rifiutava semplicemente di guarire. Il dito si infiammò e, nel settembre 1947, dovette rimanere al Sussex County Hospital, Brighton, per essere curato. Vi trascorse sei settimane. Alla fine, il dito fu amputato. La sua mano rimase indebolita e gli causò forti dolori. Qualsiasi speranza di lavorare come scultore sembrò ancora una volta svanire. Nell'inverno del 1949, venne di nuovo operato da un noto specialista del St. Mary's Hospital di Londra. Il risultato fu deludente.
L'estate del 1951 mio marito si ammalò. Si riprese un po' e ricominciò a occuparsi di antichità, nonostante fosse estremamente malato. Visse altri due anni e morì a seguito di un intervento al Royal Cancer Hospital di Fulham, Londra, il 29 agosto 1953.

Il testo di cui sopra, scritto in tedesco da Ruth Abbo negli anni '60, è stato pubblicato su "KUNST IM EXIL in Großbritannien 1933-45", Frölich & Kaufmann, 1986, ISBN 3-88725-218-7. Tradotto in italiano da Carlotta Saconney