L'amicizia con Else Lasker-Schüler

Jussuf Abbo fece parecchi ritratti della poetessa e drammaturga espressionista Else Lasker-Schüler durante gli anni '20. La litografia qui sotto data del 1923:
Else Lasker-Schüler, lithografia 1923, di Jussuf Abbo
Else Lasker-Schüler scrisse una poesia su Jussuf Abbo e le sue opere. La poesia fu pubblicata per la prima volta sul quotidiano berlinese "Berliner Börsen-Courier", il 15 luglio 1923.

La poesia (tradotta in italiano):

Jussuff Abbu

La sua buona madre

Si riposa sul divano come fosse a casa dei suoi.
A Safed, sotto un cielo celeste,
La madre di Jussuff pensa intensamente a lui.

E nel giardino d'argilla, il suo atelier,
I visi bianchi, velati di pietra, guardano dolcemente
E misteriosamente verso Oriente.

Creazioni artistiche dai tesori nascosti,
Le creature di pietra di Jussuff Abbu vivono una vita pia.
Scoprirne il loro valore richiede estrema attenzione.

La pietra respira con malinconia,
Le labbra sorridono d'amore,
Sboccia un cuore dalla ragazza di marmo.

Là! Dietro le sbarre di ferro! Sto sognando?
Abbu, tigrotto maculato di marrone, lancia un ruggito:
"Zuckeri nja siddi?"

Jussuff si rivolge al suo ospite con rispetto,
"Maestà" Mohammed.
E così facendo, conferma la supremazia di tutti i nobili animali.

Parla la lingua dei principi beduini,
Che hanno imparato i suoni dagli uccelli del deserto.
Da bambino cavalcava con le tribù sui cavalli selvaggi.

Il cuore di Jussuff è rimasto candido,
Eppure le sopracciglia crescono, come foreste,
Incupendo il suo sguardo di Galilea.

Canta il salmo dei sacerdoti yemeniti,
E ogni nota volteggia ebraicamente verso Geova,
Dal tempio sacro dell'arte di Abbu al Regno blu.

Else Lasker-Schüler, 1923
Tradotto da Carlotta Saconney, 2018

Versione originale della poesia in tedesco:

Jussuff Abbu

Seiner guten Mutter

Er ruht auf seinem niederen Diwan wie im Elternhaus.
Das steht in Safeth unter schwärmerischem Himmel,
In ihm denkt sehnsüchtig die Mutter an den Jussuff.

Und auf der Tonplantage seines Ateliers,
Die weißen Menschen blicken leis vom Stein verschleiert,
Geheimnisvoll nach Osten.

Erschaffen kunstvoll und verhüllt behütet,
Fromm leben Jussuff Abbus Steingeschöpfe.
Sorgfältig forschen muß man ihren Wert.

Es atmet schwermütig der Stein,
Es lächeln Lippen lieblich liebentlang,
Im Marmormädchen blüht ein Herz.

-! Da - hinter Eisengittern - ja träumt man?
Brüllt Abbus junger Tiger braungefleckt:
"Zuckeri nja siddi?"

Ganz ehrerbietig redet Jussuff seinen Gast:
"Herr" Mohammed an.
So er beweist die Hoheit aller Edeltiere.

Und spricht die Sprache der Beduinenfürsten,
Die von den Wüstenvögeln ihre Laute lernten.
Als Kind ritt er auf wildem Pferde mit den Stämmen.

Ganz weiß ist Jussuff Abbus Herz geblieben.
Doch seine Brauen, urwäldlich verwachsen,
verfinstern seine Galiläeraugen.

Sucht er den Psalm der Jemeniterpriester,
Schwebt jeder Harfenton hebräisch zu Jehovah
Vom heiligen Künstlertempel Abbus bis ins blaue Reich.

Else Lasker-Schüler, 1923